Luna
Simbolo d’eccellenza per
miti, storie e leggende
La Luna da sempre affascina l’umanità con la sua aura di mistero...
Nel 340 a.C., durante l’assedio della città di Bisanzio, un vento improvviso rischiarò il cielo, lasciandolo sgombro dalle nuvole e consentendo all’astro di illuminare le truppe macedoni che attaccavano. Respinti con forza gli avversari, la Luna crescente divenne così simbolo per eccellenza, scolpito ovunque come ringraziamento alla divinità . 18 secoli più tardi i Turchi Ottomani conquistarono la città , mantenendone il culto e facendone identificativo per la bandiera, confidando nella sua potenza magica. Amata e adorata in molte culture, proprio nei paesi dove nasce il Sole sono stati creati riti e celebrazioni a lei dedicati, ancora in uso e spesso intrecciati con le tradizioni europee.
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Taketori monogatari  (Il racconto di un tagliabambù) è una storia popolare giapponese, considerata il più antico esempio di narrativa nel paese (X secolo). Fiaba dolce e delicata, a cui si ispira il famoso film dello studio Ghibli, Storia della Principessa Splendente (2013), diretto dal grande Isao Takahata. La Luna ascolta e accoglie i desideri umani, decide di regalare una piccola gemma di bambù ad una coppia di poveri contadini. Dal seme sboccia una fanciulla bellissima, che porterà loro amore e ricchezza (l’invio di una figlia celeste sulla Terra). L’esperienza di una famiglia semplice e amorevole viene però schiacciata dell’avidità umana. La principessa piange alla Luna e la corte celeste decide di riportarla tra le stelle. Affetti e momenti di vita autentica rimangono la sua esperienza più bella, ma la madre luna è un regno di musiche e magia, che fa ritornare ad uno stato di purezza.
Esiste anche una divinità maschile, probabilmente per esigenze di virilità e caccia: Tsukuyov (Tsukuyomi-no-mikoto), dio della Luna nello Shintoismo e nella mitologia giapponese. Nel mito azteco, Tecciztecatl e Nanahuatzin sono due divinità maschili legate al Sole: non potendo convivere due soli in contemporanea, un dio tirò un coniglio addosso a Tecciztecatl facendolo diventare la Luna.
Il culto del coniglio lunare è molto popolare in Cina, Giappone, Asia con contaminazioni anche nelle Americhe, nelle tradizioni africane e indiane. La sua suggestione nasce dai segni e avvallamenti sulla faccia del satellite, che creano una figura simile ad un roditore seduto sulle zampe posteriori. Detto anche coniglio di giada, è descritto già in un’antichissima fiaba buddhista, la Śaśajâtaka, secondo la quale il dio Sakra premia l’animale per il suo atto di carità e sacrificio disegnandolo sulla superficie lunare.
Numerosissimi i riferimenti, dai dipinti tradizionali, alle storie e feste popolari.
Il coniglio lunare viene menzionato anche in una scherzosa conversazione tra l'equipaggio dell'Apollo 11 e lo staff della base statunitense di Houston, poco prima dello storico allunaggio: in essa, un addetto NASA ricordava agli astronauti del modulo la leggenda di Chang'e e del coniglio che avrebbero dovuto vivere sulla Luna; al che Michael Collins rispose:
"Okay, we'll keep a close eye for the bunny girl"
("Ok, terremo gli occhi aperti per la coniglietta")
L’antica storia di Houyi eChang’e è così importante per l’emisfero asiatico che viene celebrata tutt’oggi con la Festa della Luna, in Cina, Vietnam, Korea e Taiwan. Già presente nei Riti Zhou di circa 3.000 anni fa, solo recentemente è divenuta eredità culturale e festa nazionale. Houyi era immortale, mentre Chang’e una bellissima ancella al palazzo dell’Imperatore di Giada. Innamorati ma invidiati da molti, vengono calunniati e cacciati dal cielo, costretti a vivere come mortali sulla Terra (cacciata dal Paradiso).
Per sopravvivere, Houyi diventa un formidabile arciere; uccide i dieci soli anarchici, salvando il pianeta. Riceve una pillola dell’immortalità , ma Chang’e volendo subito provarla, provoca l’ira dell’amante e fugge sulla luna. Incontra il coniglio che cura gli dèi e che sta ancora cercandole la pozione giusta. Nel frattempo, Houyi si è costruito una casa sul sole (principio maschile dello Yang) davanti la casa lunare della compagna (principio femminile dello Yin). Solo una volta all’anno si possono riabbracciare, ed è per questo che in quella particolare notte la luna è più bella e luminosa. L’evento viene festeggiato a metà autunno, con le celeberrime torte di luna e migliaia di lanterne accese nel cielo. Le donne lanciano tra la folla i propri fazzoletti e l’uomo che ne raccoglierà uno rendendolo alla proprietaria potrà trovare il vero amore.
LO YIN E LO YANG
di Asia Agostino
L’antica leggenda dello Yin e dello Yang è così importante per l’Asia a tal punto che viene oggi celebrata con la Festa della Luna in moltissimi paesi. Solo di recente è diventata festa nazionale, anche se era presente già circa 3000 anni fa nei Riti Zhou. La leggenda narra che Houyi era immortale e Chang’e una graziosa ancella al palazzo dell’Imperatore di Giada. Gli innamorati invidiati furono diffamati e cacciati dal cielo, per vivere sulla Terra, cacciata dal Paradiso e dimora degli uomini. Houyi, per sopravvivere, diventò un fortissimo arciere e dopo aver salvato il pianeta, uccidendo i dieci soli anarchici, ricevette una pillola per l’immortalità . Chang’e, volendo provarla subito, provocò l’ira di Houyi e fuggì sulla luna. A quel punto incontrò il coniglio lunare che curava gli dei e che stava cercandole la pozione giusta per curare il suo cuore spezzato. Houyi si costruì una casa sul sole, proprio difronte alla casa sulla luna si Chang’e. Gli innamorati si possono riabbracciare solo una volta all’anno: in quel giorno di metà autunno la luna è più grande e luminosa. La festa viene celebrata con torte di luna e lanterne che vengono accese nel cielo per gli innamorati. Le donne, in quell’occasione lanciano tra la folla dei fazzoletti e l’uomo che ne raccoglierà uno, dandolo alla proprietaria potrà trovare il vero amore.
di Anita Cristella e Alessia Surdo
La luna è da sempre suscitatrice di sogni e soggetta a molte leggende. Una di esse è quella asiatica del coniglio lunare, La fiaba di cui l’animale è protagonista narra le vicende di un pellegrino che, giunto in una foresta e distrutto dalla fame e dalla stanchezza, fu soccorso da una scimmia, una volpe ed un coniglio, ognuno dei quali sfruttò le proprie abilità per cercare qualcosa con cui sfamare il povero viandante. Così la scimmia, potendosi arrampicare sugli alberi, raccolse della frutta; la volpe, grazie alla sua velocità , catturò un uccello; infine il coniglio non riuscì da offrire null’altro che erba. Allora decise di donare al pellegrino le proprie carni: fu così che si gettò nel fuoco, pur di sfamare l’uomo. Commosso dall’estremo gesto, il viandante mostrò le sue fattezze reali, tornando ad essere la Dea della luna, in cammino sulla Terra per studiare da vicino le abitudini e le usanze degli esseri umani. Decise allora di portare con sé il corpicino esanime del coniglio, per restituirgli la vita e fare di lui il suo fedele compagno. La sua immagine sarebbe stata impressa sulla stessa superficie lunare, per ricordare a chiunque la guardasse durante le notti di luna piena, il coraggio e l’altruismo di un animale la cui più grande abilità non era nella forza o la destrezza, ma in un grande e nobile cuore. La leggenda, in Cina, si celebra con la festa di metà autunno che è una delle festività più importanti del calendario cinese e ad accompagnare le celebrazioni figurano alcune tradizioni culturali od usi regionali.
LA LEGGENDA DEL CONIGLIO LUNARE
di Filippo Di Canio
Esiste una storia, una sorta di leggenda che narra di un coniglio sulla Luna. Noi occidentali non la conosciamo, ma in oriente, soprattutto in Cina e Giappone è molto conosciuta. Il coniglio sulla luna è una creatura immaginaria presente nella mitologia e nel folklore di molti paesi dell'Estremo Oriente.
Si tratta per l'appunto di un coniglio che vivrebbe sulla Luna. Deve la sua origine ad una pareidolia, ossia l’illusione del subconscio che tende a riportare a forme note oggetti o profili dalla forma casuale, comune in Asia, per la quale è possibile vedere la figura di un coniglio seduto sulle zampe posteriori a fianco di un pestello da cucina.
Questa leggenda è talmente antica che se ne trova traccia fin dal periodo storico cinese che va dal 453 a.C. al 221 a.C., si narrava già all’epoca che ci fosse questo coniglio intento a pestare le erbe dell’immortalità in un mortaio.
Questa e una delle leggende che manda un messaggio diverso ad ogni persona che legge, perché alcuni lo possono interpretare in modo positivo, altri in modo negativo.
Ma forse altri ancora, possono pensare che questa leggenda non serva a niente nella nostra vita quotidiana, poiché non avranno fatto mai del bene.
È affascinante come un animale, comune fra tutti, abbia voluto donare la sua vita per quella di un uomo, che poi si scopre essere una divinità .
Nella nostra vita di oggi nessuno pensa all’altruismo, pensa solo per sé stesso in tutto e per tutto, lasciando da parte coloro che forse sono più sfortunati di noi.
Ma questa leggenda o questo mito, rimarrà per sempre un guida per quel giorno in cui ne avremmo bisogno, sapendo che se si fa del bene, si riceve del bene.
Versione di Ysmaele Corcione
Un giorno quattro amici animali, una scimmia di nome Moris, una lontra di nome Marlin, uno sciacallo di nome Baloo ed un coniglio chiamato Rabbit, decisero nel giorno sacro buddista di aiutare persone che ne avevano bisogno.
Fortuna vuole che un anziano che aveva bisogno di cibo e acqua passò di lì, gli amici videro quel povero vecchietto e andarono da lui.
Rabbit gli chiese <<C'è qualcosa che possiamo fare per aiutarla?>> e il vecchietto <<Sono parecchi giorni che non mangio e non bevo, se mi potreste aiutare ne sarei molto felice>> e in coro i quattro amici gli risposero << Certo, con molto piacere!>> .
Moris, con la sua abilità , salì sugli alberi e prese della frutta, Marlin invece pesce e Baloo, invece, riuscì a rubare un po’ di cibo da una casa.
Rabbit invece poteva prendere giusto qualche filo d'erba e si depresse. Così andò dal vecchio, accese un fuocherello e disse saltandoci dentro <<Ti posso offrire solo il mio corpo, spero che apprezzi >> così facendo morì bruciato.
Il vecchietto si rivelò essere una divinità , e commosso dall'atto del coniglio disegnò la sua immagine per sempre sulla Luna.