Margherita Hack è nata a Firenze nel 1922. È stata una grande astrofisica italiana e ha anche scritto numerosi libri di divulgazione scientifica. Era figlia unica ed in sintonia con la natura, quindi vegetariana. Il padre, non essendo iscritto al partito fascista, perse il lavoro, per questo aveva più tempo, al contrario della madre, che mantenne la famiglia, per giocare con Margherita. Dai suoi genitori ha ricevuto un’educazione anticonvenzionale, ha ereditato la tolleranza per le diversità e per tutte le razze. La sua frase tipo era: “Sembra ieri e mille anni fa”. Sembra ieri perché i ricordi della sua infanzia, nonostante la vecchiaia, erano ancora chiari e vividi. Mille anni perché durante la sua vita il mondo a subito continue evoluzioni e cambiamenti. Ha vissuto vent’anni di fascismo difficili. Il destino volle che nascesse in una via chiamata “Centostelle”. Essendo atea credeva nella scienza. Adorava gli animali (altra ragione per cui era vegetariana) in particolare i gatti. Era competitiva, ma allo stesso tempo timida. I suoi sport erano il salto in lungo (il suo record era 5,20 m) e il salto in alto (con un record di 1,5 m). Si alzava presto e si allenava per tre ore. Ha vinto molte gare tra il 1939 e il 1945. In quegli anni cominciò a studiare particolari stelle chiamate “cefeidi”. Stelle luminose che osservò nell’osservatorio di Arcetri. La sua tesi di laurea tratta proprio il tema delle “cefeidi variabili”, variabili perché queste stelle variano la loro intensità luminosa. Margherita Hack è scomparsa nel 2013.
Filippo Di Canio
Asia Agostino
Margherita Hack racconta la verità sull’allunaggio di Armstrong Pubblicato il 28-08-2012
Era il 20 luglio del 1969. Successe alle 22:17:40 ora italiana. Il Paese e il resto del mondo rimasero incollati davanti agli schermi, increduli. Il modulo lunare “Eagle”, distaccatosi dal “Columbia”, allunò. Dopo sei ore e mezza, quando il fuso di Roma segnava le 4:57, l’astronauta Neil Armstrong fece il “grande passo per l’Umanità” marcando l’impronta del piede dell’Uomo con le sue PLSS, le scarpe lunari. Da allora tante cose sono cambiate, il mondo è cambiato. La “Guerra fredda”, motore della corsa che portò sulla Luna, non c’è più e, due giorni fa, il comandante della storica missione Armstrong si è spento a Cincinnati, nell’Ohio. In questi anni oltre alle ombre proiettate dalli astronauti sul suolo lunare, si sono sollevate ombre in merito alla veridicità della missione, attribuita ad una messinscena allestita in uno studio televisivo. In occasione della scomparsa di Armstrong, l’Avanti! ha intervistato la professoressa Margherita Hack che racconta l’emozione di quel giorno e fa luce una volta per tutte sulla misteriosa vicenda svelando le prove che smentiscono le teorie del complotto.
Professoressa, cosa ricorda di quella sera?
Mi fermai a Firenze a casa del babbo per vedere l’allunaggio e siccome lui non aveva mai voluto comprare un televisore ci si adattò con un televisorino portatile che comprammo per l’occasione. Ricordo che, in realtà, si vedeva poco: vedevamo delle ombre scure sul bianco lunare, anzi quasi le “indovinavamo” più che vederle chiaramente. Ma fu comunque una forte emozione, si aveva la sensazione di vivere un avvenimento storico.
Come avete vissuto un avvenimento così innovativo per l’epoca?
Bah, fu una parabola più che un avvenimento inaspettato. Tutto era cominciato nel ’57 quando si vide lo Sputnik in orbita. Poi nel ’61 l’astronauta Gagarin effettuò il volo spaziale e fu un’altra conquista importante che segnò un passaggio storico. Pochi lo ricordano, ma alcuni anni dopo, sempre una astronave sovietica, circumnavigò la Luna e ci regalò le prime immagini della sua faccia nascosta. Infine arrivò l’allunaggio che rappresentò anche un rivincita degli Stati Uniti nei confronti dell’Unione Sovietica.
L’allunaggio portò anche a risultati scientifici oppure si trattò di un fatto principalmente emotivo da inquadrare nella “corsa allo spazio” dei due blocchi?
Ha portato ad importanti risultati nel campo scientifico e tecnologico. Innanzitutto è stata una prova fondamentale per studiare e mettere a punto i sistemi di allunaggio. Da allora la tecnologia di discesa e salita ha fatto dei grossi progressi. Anche dal punto di vista scientifico la conoscenza di corpi celesti in loco ha comportato dei progressi negli studi e nella maniera di pensare allo spazio.
In questi anni sono circolate numerose teorie che mettono in dubbio la veridicità dell’avvenimento. Quali prove ci sono che l’allunaggio sia avvenuto davvero?
Sinceramente sono tutte stupidaggini. Sulla Luna ci sono andati davvero, ci sono varie prove. Oltre ai sassi che hanno riportato dietro e che hanno una composizione isotopica diversa da quelli della Terra, gli astronauti lasciarono anche uno specchio sul suolo lunare che permise di misurare la istanza esatta della terra dal nostro satellite attraverso il tempo impiegato da un raggio laser che veniva riflesso da quello specchio.
Perché non si è mai tornati né sulla Luna né su di un altro pianeta?
Sulla Luna naturalmente non avrebbe senso. Andare su un altro pianeta, Marte ad esempio, sarebbe una grande avventura umana ma, sinceramente, non ha molto senso scientifico. Si possono fare gli stessi rilievi con i robot con costi molto più contenuti e senza rischi per gli esseri umani.
Come immagina e come sogna il futuro delle esplorazioni spaziali?
Il futuro dell’esplorazione spaziale non andrà più in là del Sistema solare perché le distanze sono enormi e i tempi non sono alla portata degli esseri umani. Parliamo di centinaia di anni se si potesse viaggiare alla velocità della luce, quindi se solo riuscissimo a viaggiare a 1/100 di essa parleremmo di migliaia di anni. Si dovrebbero creare navi spaziali in grado di ospitare comunità umane che si riproducono, o di uomini ibernati. Insomma, parliamo di scenari poco credibili.
La quantistica è in grado di fornire soluzioni che vadano al di là della Relatività, permettendo di viaggiare a velocità “frattali” attraverso il reticolo dello spazio-tempo?
Ad oggi sono solo fantasie.
Roberto Capocelli
Video intervista
Margherita Hack: le credenze popolari sulla luna viste con gli occhi della scienziata.
Margherita Hack
astrofisica e scrittrice italiana, 1922-2013
Sembra ieri e mille anni fa
Margherita Hack è stata una grande astrofisica italiana, scomparsa nel 2013. Ha scritto diversi libri di divulgazione scientifica e un’autobiografia rivolta ai ragazzi, da cui è tratto il brano che leggerai. L’autrice ha più di ottant’anni quando scrive questo suo ritratto, ma i suoi ricordi sono freschi e vivaci come se i fatti fossero appena accaduti e le persone della sua famiglia fossero ancora accanto a lei.
Margherita. È un fiore semplice e bello, un fiore comune, anzi “popolare”, che riempie i campi a giugno, proprio il mese del mio compleanno. Ed è il nome che hanno scelto per me i miei genitori. Erano in sintonia con la natura e vedevano in tutti gli esseri viventi qualcosa di prezioso, da amare e rispettare. Mi hanno insegnato l’amore per la libertà e la giustizia. Margherita, un nome che è quasi un simbolo del loro modo di vedere la vita. Ero figlia unica e spesso sentivo la mancanza di altri bambini con cui giocare. Ma i miei, soprattutto il babbo, giocavano con me. Lui mi insegnò fin da piccola a giocare a palla, ad arrampicarmi sulle grosse canne di bambù, a fare amicizia con tutti i cani e i gatti che trovavamo per strada. La mamma pure giocava con me, anche se aveva meno tempo. Infatti, fu lei a sostenere la famiglia, dopo che il babbo fu licenziato perché non iscritto al partito fascista. Andavano molto d’accordo fra loro e quando litigavano era sempre per qualche motivo quasi infantile.
Quando decidevano di uscire era un avvenimento: la mattina presto, si faceva colazione sull’erba al viale dei Colli o in un giardino pubblico chiamato il Bobolino. Preparavamo il thermos col caffellatte, il pane imburrato, la marmellata e il miele e si partiva da casa come per un’avventura, anche se la nostra meta era a soli quindici minuti di strada, naturalmente a piedi. Dai miei genitori ho ricevuto un’educazione molto anticonvenzionale. Ho ereditato, in modo del tutto naturale, la tolleranza per ogni diversità di religione, razza, sesso, stile di vita. Sin da piccola sono stata vegetariana: non ho mai mangiato carne in vita mia, e la carne, in effetti, mi ripugna. Rispetto e tolleranza sono alla base delle mie convinzioni etiche. Tolleranza e libertà ancora più sorprendenti, se penso che sono nata nel 1922, proprio l’anno in cui Mussolini e il fascismo presero il potere in Italia, iniziando un ventennio di dittatura che si concluse solo con la guerra mondiale.
Sono passati più di ottant’anni da quando sono nata a Firenze. Ottant’anni: sembra ieri e mille anni fa! Sembra ieri perché mi ricordo di quella bambina che giocava con il cerchio nel grande prato, e del piglio allegro e risoluto con cui affrontava le cose e le persone nuove, lo stesso che mi sento dentro adesso. Non mi sono mai fatta intimidire, anche se da giovane ero chiusa e introversa. Ho sempre avuto difficoltà a comunicare con il prossimo, ma il mio carattere competitivo mi ha aiutato più di una volta nella vita a vincere importanti gare di atletica e a diventare una scienziata di successo internazionale. Ricordo le strade di Firenze percorse da pedoni e biciclette, le strade di campagna polverose e piene di buche, su cui passavano grandi cavalli da tiro agganciati a carri sferraglianti, i tram gialli e rossi della mia infanzia. La notte le strade erano scarsamente illuminate e le auto di tutta la città si contavano sulle dita di una mano. Ma ottant’anni sembrano anche mille, se penso a come è cambiato il mondo, la mia città, l’Italia, la scienza, e in particolare l’astrofisica: quello che oggi si sa di stelle, galassie, Universo… praticamente tutto lo si è scoperto nel corso della mia vita. Ho vissuto vent’anni di fascismo, ho visto i miei compagni e professori ebrei cacciati da scuola da un giorno all’altro, in conseguenza delle infami leggi razziali che Mussolini promulgò, scimmiottando Hitler. Un fatto che mi ferì profondamente per la sua vergognosa ingiustizia e mi fece capire cos’era una dittatura. Ho visto una guerra mondiale, ho partecipato alla ricostruzione dell’Italia, al passaggio dalla monarchia alla repubblica e alla nascita della democrazia.
Ho assistito all’ingresso della tecnologia nella nostra vita: automobile, aeroplano, telefono, televisore. E ai progressi della medicina: gli antibiotici, solo per fare un esempio, sono diventati di uso comune solo dopo la seconda guerra mondiale. Prima si moriva per malattie che oggi sono uno scherzetto che passa in pochi giorni. Per non parlare dei computer e dell’elettronica, di Internet e dei cellulari. La società di oggi e in particolare i giovani sono molto più liberi; i rapporti tra genitori e figli sono molto più simili a rapporti fra compagni (e in questo la mia famiglia era avanti di un secolo), le differenze fra classi sociali sono molto meno visibili, l’istruzione pubblica è molto più diffusa.
Stupisce come una persona possa adattarsi e apprezzare così tanti cambiamenti. Non sono una che rimpiange il passato, o che si lamenta dei giovani d’oggi! A me piace cambiare e mi piacciono i giovani. Anzi, non mi pesano i miei ottanta e più anni e mi sento ancora oggi com’ero a venti, con la stessa voglia di vivere, di godermi una bella giornata di sole, una tempesta con lampi e tuoni, con la stessa voglia di correre in mezzo al verde o di macinare chilometri in bicicletta.
(da M. Hack, S. Cerrato,
L’universo di Margherita: Margherita Hack si racconta, Trieste,
Editoriale Scienza, 2014, riduzione)
Lettura tratta dal libro di testo "La Sostanza dei sogni" - Lattes Editori
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